Uno spettacolo nuovo fatto da una coppia vecchia può ancora stupire? Eccome! Quando i due in questione sono stralunati artisti dal geniale gusto per il surreale, tutto può accadere, anche di riempire i teatri e far cantare migliaia di persone di tutte le età, che battono le mani senza che nessuno debba fare loro gesti per sollecitarli. E’ l’allegria che dilaga per contagio da nonsense, roba che Ionesco, fosse vivo, vorrebbe lavorare con loro a tutti i costi. Cochi & Renato sono tornati assieme e sono al Teatro Smeraldo fino al 1° aprile. Da non perdere, se vi piacciono le serate sorridenti. Parlare con loro ovviamente spiazza perché sono due uomini composti, seri e non passano il tempo a fare scherzetti. Curioso.
Mi sono proprio divertita un sacco a vedervi e non lo dico per fare complimenti. Ma voi, come vi vedete oggi?
(Renato) L’attuale tournée sta andando benissimo e con lo stupore che sottolinea lei. Vede, avevamo fatto un rientro come coppia a teatro 6-7 anni fa ma non eravamo preparati bene. In teatro c’è una reazione immediata e tutto dipende da noi. Questa volta avevamo cose nuove, canzoni e battute nuove, alcune anche difficili da porgere. Noi ci proponiamo con quello che ci piace e la canzone è un prodotto più raffinato rispetto ai ragionamenti. Credo che Zelig ci abbia dato una mano e sono tanti i giovani che vengono a vederci.
(Cochi) La ricerca della battuta è molto impegnativa, è un altro versante del lavoro di attore. Qui io mi fingo intellettuale e lui fa lo stupidotto ma è il classico gioco dell’augusto e del clown, il teatro eterno nelle sue forme che riguarda anche la nostra contemporaneità. E i ruoli sono sempre i soliti, con i giochi che si ribaltano: io passo dalla parte del cretino e lui mi sbeffeggia. In realtà, questo non è il canone tipico del varietà, dove un tempo c’era la coppia composta da un comico e dalla sua spalla che gli regge le battute. Noi giochiamo a scambiarci le parti, il nostro è uno spettacolo più diversificato. Il nostro mestiere è fatto di tutte queste cose: il leggero e l’impegnativo e a volte il leggero è molto più impegnativo, perché richiede tanta partecipazione.
Stavolta, tra l’altro, avete alle vostre spalle i Good Fellas, un gruppo musicale davvero straordinario! Come vi siete scelti, visto che loro suonano jazz, swing e gli spartiti di Jannacci sempre in modo perfetto?
(Renato) Quelli del gruppo si divertono, sono musicisti impegnati, sanno suonare di tutto e tengono famiglia. Abbiamo iniziato la tournée assieme lo scorso ottobre e ci siamo interrotti solo il tempo di registrare un CD, ma il tour finisce qui a Milano. Intanto, con le riprese registrate dal vivo, cerchiamo di vedere se si riesce confezionare qualcosa di buono per fare un DVD.
(Cochi) ‘Nuotando con le lacrime agli occhi’ è il titolo dello show, ma il CD si intitola ‘Finché c’è la salute’ ed e’ un modo autoironico di mettersi in gioco. Noi stiamo davvero bene assieme. E’ stato il programma televisivo in RAI, ‘Stiamo lavorando per noi’, con la partecipazione di Enzo Jannacci, che ci ha permesso di pensare a un tour col disco, sul quale stiamo lavorando.
Dopo una diecina d’anni assieme, dal ’64 al ’74 circa, il cinema vi aveva fatti separare. Come mai?
(Renato) Quando io feci il primo film, ‘Per amare Ofelia’, proprio allora Lattuada chiamava Cochi a interpretare ‘Cuore di cane’. Noi eravamo stati assieme col cabaret e la televisione per 10 anni e non c’era motivo di continuare. Eravamo saturi. Per noi il cinema fu un punto d’arrivo, un modo diverso di continuare la nostra carriera. Io col cinema sono andato avanti altri 20 anni ma negli ultimi 10 anni ho cercato qualche modifica alla carriera cinematografica: volevo portare un po’ di cabaret nei film. Inoltre, sentivo un’avvisaglia di stanchezza.
(Cochi) Non ho mai fatto scuole di teatro, ma ho sempre avuto una grande passione fin da ragazzino. Ho lavorato con Luca Ronconi, con Giorgio Barbieri-Corsetti, ho fatto teatro d’avanguardia, ho lavorato con tantissimi buoni registi. Ho fatto l’Amleto e quello è un altro tipo di impegno, mnemonico e interpretativo. A teatro, 2 anni fa, ho fatto uno spettacolo sulla vita di Gianni Bera, un monologo che mi è piaciuto molto, un bellissimo spettacolo. Più di recente ho interpretato una commedia di Dacia Maraini, ‘La terza moglie di Maya’, al Teatro Franco Parenti. Io ho sempre fatto teatro di prosa, tutta la vita, anche 1 o 2 produzioni all’anno.
Ma avevate voglia di riunirvi?
(Cochi) Effettivamente c’è stata la voglia di tornare assieme, ma non l’occasione fino a 7 anni fa, quando Francesca, la figlia di Renato, ha prodotto una serie di telefilm per la televisione, in cui abbiamo lavorato. A questo fece seguito la tournée teatrale di 7 anni fa, poi ognuno ha fatto le sue cose finché è maturato il programma televisivo in RAI. In effetti, a riunirci è stata Francesca. Lei si è occupata della produzione televisiva, si occupa del lato finanziario e organizzativo. Noi, senza un appoggio pratico che ci metta in grado di agire, non potremmo fare nulla.
(Renato) I miei figli, Francesca e Giacomo, dirigono la casa di produzione cinematografica a cui mi sono molto dedicato. Adesso loro si occupano di noi. C’è un film poco seguito dalla distribuzione che trovo molto bello ma sembra già scomparso. Con Anna Galiena, Renato Scarpa, Camilla Sjoberg, Fabrizio Kofler, Anna Stante e la partecipazione di Cochi. Si intitola ‘Un amore su misura’. Chissà chi l’ha visto.
Cosa fate come hobby?
(Renato) Io mi ero dedicato alla casa di produzione e poi alla società che fa elicotteri per l’Ospedale San Raffaele. Ho l’hobby dei motori, oltre che del cinema.
(C) Io sono il contrario rispetto lui verso i motori, non ci capisco niente. Ho altre passioni, mi piace viaggiare, sono stato negli Stati Uniti, in Inghilterra, specialmente per vedere spettacoli teatrali, cercando nuovi testi. E’ davvero la mia più grande passione nella vita, il teatro. Poi ho una figlia di 12 anni ma ce ne sono altre 3, da 3 compagne diverse.
I vostri figli o figlie seguono tutti le vostre orme?
(Renato) Lavorano nella produzione, fanno sceneggiature, sono molto in gamba, sanno gestire i budget e occuparsi di tante cose.
(Cochi) Sua figlia Francesca... lei mi chiama zio, è amica delle mie figlie, siamo una specie di famiglia allargata, sempre assieme da una vita. La mia prima figlia, Eleonora, ha scritto tutte le sceneggiature dei film di Aldo, Giovanni e Giacomo. La seconda ha scelto un mestiere quasi normale, vola su Alitalia. La terza, Benedetta, fa la scenografa e lavora per la televisione. Credo stia facendo una serie di fiction. La più piccola ha solo 12 anni ma studia l’arpa e recentemente ha vinto un concorso indetto dai Loggionisti della Scala. Ha preso il 3° premio, vincendo pure 250 euro. Il ruolo di genitore per me è il più importante.
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